Il "Divo"
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Titolo originale Jack the Giant Slayer Paese di produzione: USA Anno: 2013 Durata: 114 minuti Genere: azione Regia: Bryan Singer Soggetto: Darren Lemke, David Dobkin Sceneggiatura: Darren Lemke, Christopher McQuarrie, Dan Studney Produttore: David Dobkin, Ori Marmur, Patrick McCormick, Neal H. Moritz, John Ottman Produttore esecutivo: Richard Brener, Michael Disco, Toby Emmerich, Alex García, Jon Jashni, John Rickard, Thomas Tull, Michele Weiss Casa di produzione: New Line Cinema, Legendary Pictures, Warner Bros. Pictures, Original Film, Bad Hat Harry Productions, Big Kid Pictures Fotografia: Newton Thomas Sigel Montaggio: Bob Ducsay, John Ottman Musiche: John Ottman Scenografia: Gavin Bocquet Costumi: Joanna Johnston
Interpreti e personaggi
Nicholas Hoult: Jack Eleanor Tomlinson: principessa Isabelle Ewan McGregor: Elmont Stanley Tucci: Lord Roderick Ian McShane: re Brahmwell Bill Nighy: generale Fallon John Kassir: generale Fallon testa piccola Ben Daniels: Fumm Raine McCormack: gigante Eddie Marsan: Crawe Warwick Davis: vecchio Hamm Ewen Bremner: Wicke
Trama Il giovane Jack sta andando a vendere il suo cavallo e il suo carretto alla fiera della contea, quando incontra un frate che gli consegna dei fagioli a suo dire magici, assolutamente da non bagnare per non rischiare un'atavica maledizione:un'antica leggenda narra che quando vengono a contatto con l'acqua e si impiantano nel terreno costruiscono una pianta che arriva fino al cielo, dove risiede una isola fluttuante con una comunità di crudeli giganti che vorrebbero conquistare l'umanità; la pianta diventerebbe un ponte per scendere tra di noi. Quando imprudentemente Jack ammaliato dalla visita della principessa del reame ne lascia cadere uno, il pericolo da possibile diventa reale.
Recensione di marsellus wallace Bryan Singer è da tempo un regista non di culto (dall'indimenticabile I soliti sospetti) che si è dedicato allo spettacolo puro, e non sfugge alla regola con questo movimentato e divertente Il cacciatore di giganti, ispirato alla fiaba di Jack e il fagiolo. Ambientato in un'epoca medievale in un reame classico con principessa irrequieta annessa, narra la storia di Jack (Nicholas Hoult di Warm Bodies e X-men l'inizio) che vive con lo zio una vita agricola senza sussulti. Quando si reca a palazzo per vendere il suo cavallo e il suo carretto, aiuta la principessa Isabella (Eleanor Tomlinson) a togliersi di dosso degli importunatori. Lì incontra un frate che gli consegna dei fagioli in cambio del cavallo, gli stessi fagioli che una novella narrata dai genitori ritenevano magici. Jack li prende subendo le ire dello zio che crede sia stato truffato, ma quando uno di essi cade e si bagna si forma una gigantesca pianta che sale al cielo, fino a un regno abitato da crudeli giganti che vogliono conquistare i territori in basso. Ora la voglia di avventure di Jack e la principessa rischiano di essere soddisfatte. Con Ewan McGregor nella parte di un baldanzoso e coraggioso soldato di ventura e il solito gigionesco immenso Stanley Tucci in quella del vile Roderick, bieco interessato promesso sposo per meri interessi economici, Singer costruisce un rutilante e divertente carrozzone avventuroso cavalleresco icona del coraggio di Davide contro Golia (anche se ad avere la fionda è un gigante), adattissimo a un pubblico di famiglie armate di pop corn e coca cola vogliose di estraniarsi dalla monotonia quotidianità magari amara in un mondo di favola con tutti gli stili tipici del poema gentil nobile. I tratti tipici di tali storie d'altronde ci sono tutti, l'eroe contadino, la principessa, il rivale, il cuore impavido, il nemico grande e grosso che sconfiggerai solo radunando ogni stilla di forza, l'artefatto magico ago della bilancia della vicenda. Gli effetti come i paesaggi sono altamente spettacolari, la crescita della pianta è quanto mai efficace e i giganti sono tratteggiati con precisione certosina nei particolari, soprattutto il loro capo dotato di una seconda testa più piccola che ragiona indipendente, poi Singer è bravo come sempre a non lasciare momenti di vuoto e a mettere ironia un po' dovunque (e quando c'è un attore come Tucci in scena la cosa esplode efficacemente), come quella che riguarda la effettiva statura del Re o alla spiegazione del destino della corona ai giorni nostri. Certo che siamo di fronte alla solita rimembranza del film spettacolo usa e getta che deve prendere il posto di quello prima ormai consunto dalle settimane in sala (questo sostituisce Oz, the entertainment must go on), d'altronde il cinema vive solo di questo economicamente in maniera efficace (il cinema multietà) e la cosa rientra nelle logiche del prodotto globale. Non facciamoci troppe fisime e divertiamoci con serenità, ne abbiamo tanto bisogno, riuscirci poi nell'ottica di prodotti comunque ben fatti non è certo la cosa più becera del mondo.
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